Quando Assassin’s Creed diventò il gioco dei terroristi

A seguito dell’attentato al concerto di Ariana Grande tenutosi a Manchester, in cui hanno perso la vita ventidue persone, molti sono stati i servizi di informazione dedicati all’attacco e alla situazione del terrorismo in generale in tutta l’Europa.

Anche in Italia si è parlato moltissimo dell’attentato, sia in politica che sui giornali. Come spesso accade, purtroppo, qualcuno ha anche strumentalizzato la vicenda per il proprio tornaconto.

Oltre al discorso in sé sull’attentato, i giornali hanno naturalmente raccontato delle operazioni antiterrorismo che in Italia si susseguono giorno dopo giorno da quella drammatica sera al Bataclan di Parigi. Quale migliore occasione, allora, per rassicurare la popolazione di una cellula terroristica sgominata dalla Polizia italiana?

Deve essere sicuramente stato questo il pensiero nella redazione del TG4, che qualche giorno fa raccontò di come le Forze dell’Ordine avessero arrestato gli appartenenti ad una presunta cellula terroristica legata all’ISIS facendo irruzione nel loro covo e dunque curiosando tra gli effetti personali degli arrestati.

Si scopre così che uno di loro era un appassionato del gioco Assassin’s Creed (per chi non lo conoscesse, può leggere qualche informazione in più su GuideGeek), in particolare Assassin’s Creed Unity, ambientato a Parigi durante la Rivoluzione Francese.

La saga videoludica racconta di una lotta attraverso i secoli tra l’Ordine dei Cavalieri Templari e la Setta degli Assassini e di come tale lotta abbia inciso sugli eventi storici, partendo dalle Crociate, passando per l’Italia rinascimentale, Istanbul all’epoca di Solimano il Magnifico, l’Era della Pirateria, la Rivoluzione Americana, la Rivoluzione Francese e la Rivoluzione industriale a Londra.

Stando a quanto sostiene il giornalista del TG4, invece, Assassin’s Creed, gioco della Ubisoft di fama mondiale, sarebbe un simulatore di attacchi terroristici. In particolare, il terrorista in questione stava simulando un attacco al Louvre.

Si tratta naturalmente di errore di valutazione, ma in molti il dubbio resta: si sarà trattato davvero di ignoranza del mezzo o si sarà cercato di fare breccia nella mente di coloro che già non apprezzano i videogiochi demonizzando ulteriormente questo mezzo di intrattenimento?

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